Il Bias del Bandwagon nei social
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Il ristorante giapponese in cui ogni tanto mi piace andare a pranzo con gli amici ha una ciotola vicino alla cassa con all’interno i celebri biscotti della fortuna.

Dopo aver pagato ne prendo spesso un paio, non tanto per il loro sapore che onestamente non mi fa entusiasmare, ma piuttosto per il loro contenuto: quel biglietto con scritta la frase che il fato ha voluto farti prendere.

Sapientemente il loro nome ricorda la sua essenza e scetticismo o meno siamo tutti curiosi di scoprire cosa la dea bendata ha riservato per noi.

L’altro giorno mi è capitato di prenderne uno che recitava: “Chi sa non parla, chi parla non sa”. 

Spesso poco dopo avere letto il biglietto ci si dimentica di quanto appreso, quella volta però aprii subito dopo Facebook capendo così quanto quel foglio confezionato da chissà chi a migliaia di kilometri di distanza avesse ragione.

 

Purtroppo nei social ancora più che nel mondo non connesso prevale infatti il bias del “bandwagon” che in inglese indica il carro su cui viaggia la banda musicale durante le parate o altre manifestazioni pubbliche.

Questo bias indica la nostra tendenza a sviluppare una convinzione non tanto sulla base della sua effettiva veridicità ma quanto piuttosto in relazione al numero di altre persone che condividono quella stessa convinzione.

Nei social, seguendo gruppi e pagine di parte, non si ha una visione differente e anzi si rischia di diventare sempre più estremisti nella propria convinzione. 

 

Nella teoria dei giochi si parla del paradosso dei due gelatai posti agli estremi della spiaggia che, per cercare di aver più clienti si avvicinano al centro sottraendoli così all’altro.

Avvicinandosi al centro lasciano più scoperti gli estremi della spiaggia, le persone devono camminare sempre di più per avvicinarsi al centro per raggiungere il gelataio avendo meno iniziativa di muoversi.

Nel mondo di Internet siamo all’esatto opposto.

Gli algoritmi ci spingono ad andare sempre agli estremi del modo di pensare.

Metti like ad un post e il social ti farà vedere contenuti sempre più simili portandoti così in una camera dell’eco.

Ricordo i grandi sforzi che ha fatto Carole Cadwallard  giornalista del The Observer per indagare su come molte delle notizie che circolavano a favore della Brexit in Inghilterra erano fuorvianti e non veritiere ma che hanno portato moltissimi utenti Facebook a farsi una convinzione errata ed estrema sul sì alla fuoriuscita dall’Europa.

Capii la verità di quel biglietto della fortuna quando poi scorrendo tra i diversi post lessi alcuni commenti scritti sotto.

Spesso nei social si usa l’ultimo stratagemma individuato da Schopenhauer nel suo “L’arte di ottenere ragione” che consiglia di usare come tentativo disperato l’argomentum ad personam: se non sai argomentare sul tema argomenta contro la persona offendendola. Schopenhauer indica di usare questo stratagemma solo se l’avversario è superiore a noi e finiremo in qualunque modo nel torto. Curioso no?

La prossima volta prestate attenzione anche voi al vostro biglietto della fortuna.