The Right to Privacy
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In un mondo frenetico come quello in cui viviamo al giorno d’oggi sappiamo bene quanto sia facile farsi gli affari altrui e allo stesso tempo difficile tenere le cose per sé. 

“Come una freccia dall’arco scocca, vola veloce di bocca in bocca” cantava De André e in effetti il mondo del gossip ha trovato nella velocità dei social terreno fertile per aumentare la propria gittata. 

Ma è sempre stato così? Adesso vediamo il gossip con una strana connotazione. Molto spesso lo si critica, specie se basato alle vicende dei VIP, però sotto tutti lo bramiamo. In un convegno di informatici, fisici, o medici come si pensi che passino il tempo tra una pausa e l’altra? Parlando del professore che è stato scoperto a tradire la moglie oppure del collega che ha usato i fondi della ricerca per comprarsi un’auto nuova. L’essere umano ha bisogno di chiacchierare e anche del gossip, che molto spesso si concentra più sulle malefatte che su altro. 

Alcuni studi dimostrano però che dovremmo essere più grati al pettegolezzo. Robin Dunbar, famoso antropologo affermò come senza pettegolezzo non ci sarebbe la società. È ciò che rende possibile la società umana, così come noi la conosciamo. 

Nel Neolitico i nostri antenati infatti vivevano in piccoli gruppi. Conoscere dove fossero leoni o bisonti era importante sì, eppure sapere chi fosse un imbroglione, chi odia chi, chi dorme con l’altro all’interno del gruppo era ancora più importante. Fu proprio grazie alla diffusione delle chiacchiere che i gruppi si poterono ingrandire, portando avanti il genere umano. D’altronde molti animali possono avvisare di un predatore come pericolo imminente, ma parlare di fantasie e racconti è una caratteristica tipica del genere umano.

Yuval Harari racconta che le formiche e api sono in grado di collaborare tra loro in comunità numerose, ma lo fanno in forme rigide e solo all’interno di parentele. I lupi e gli scimpanzé sono più flessibili ma i loro gruppi sono molto ristretti. Gli esseri umani sono gli unici a cooperare con un numero indefinito di estranei in maniera estremamente flessibile. Ecco perché sono in grado di governare il mondo. 

 

Tornando in tempi più recenti, fu proprio per alcuni pettegolezzi che adesso possiamo richiamare il famoso diritto alla privacy.
Samuel Dennis Warren e Louis Dembitz Brandeis erano due giovani avvocati. Si erano conosciuti nel corso di giurisprudenza che frequentavano ad Harvard e nel 1879, avevano finalmente aperto il loro studio a Boston. Warren nel 1883 sposa Mabel Brayard, la figlia di un importante senatore del Delaware, prossimo alla nomina di segretario di stato. Le loro vicende matrimoniali vengono seguite dai giornalisti e primi paparazzi. Nel 1883 nacque il gossip.

In quegli anni le campagne scandalistiche erano molto frequenti e pesanti. Warren e Brandeis avevano vissuto con parecchia sofferenza le pesanti ingerenza della stampa nella vita privata di Warren e sua moglie. Tanto che nel 1890 pubblicarono un saggio dal nome “The Right to privacy” in cui esprimevano il diritto di essere lasciati soli “The Right to be let alone”. Questo si fondava sull’assunto che la diffusioni di notizie private e il pettegolezzo potessero causare sofferenze peggiori di un’aggressione fisica.

Curioso come già nel 1890 i due avvocati scrivevano: “la stampa supera in ogni direzione i naturali confini, il pettegolezzo non è più l’occupazione tipica dei fannulloni e viziosi, ma è diventato un commercio condotto con industriosità non meno che con sfrontatezza”.

 

Il pettegolezzo è da sempre stato parte della storia dell’uomo. Se da una parte ha permesso di poter instaurare capacità organizzative mai viste, solo dal 15 dicembre del 1890, data i cui Warren e Brandeis scrissero quel saggio, possiamo parlare di riservatezza. Si è dovuto aspettare il 1950 per avere in Europa una convezione europea per i diritti dell’uomo che trattasse del diritto di riservatezza. 

Per arrivare al 2022, secondo il Pew Research Center si diffonde il “paradosso della privacy”: gli utenti dei servizi online si dichiarano preoccupati per la propria privacy ma si comportano come se non lo fossero.