Falsi Miti. Ascoltano ciò che diciamo?
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“Stavo parlando con un mio amico di quella marca di auto e subito dopo mi è comparsa la pubblicità proprio di quella marca sui social.

Alle coincidenze non credo.

Come facevano a saperlo?

Le app hanno accesso al microfono e lo usano per spiarmi”.

 

Questa è la deduzione che spesso gli utilizzatori si fanno.

Chiunque di noi si sarà fermato e pensare che i telefoni ci spiino, catapultandoci in un’ambientazione da Grande Fratello di Orwell.

Se un microfono funziona per scambiare parole al telefono e inviare messaggi vocali, perché non farlo attivare anche per sapere di cosa parliamo con gli amici?

L’industria pubblicitaria con il digitale ha avuto la promessa di non essere “a pioggia” come prima ma molto più precisa.

In base ai comportamenti delle persone si tara il contenuto da far vedere, grazie alla cosiddetta profilazione.

Finora si è preferito bilanciare più verso gli advertiser che verso gli utenti, prediligendo gli investitori che le persone. Adesso invece, si sta cercando di dare un equilibrio più equo, spostando l’attenzione verso i clienti e le loro informazioni. Il risultato sarà quello di avere una pubblicità meno adatta, in quanto meno profilata.

Nel breve termine, più si salvaguardia la privacy e più il sistema farà fatica a dare pubblicità interessante.

Nel medio periodo succederà paradossalmente che questa modalità farà sì che ci sia un incremento della pressione pubblicitaria.

Essendo i contenuti promozionali meno efficaci, bisogna farne di più. Per trovare clienti gli editori e le aziende dovranno quindi fare più pubblicità, se non trovano abbastanza clienti, dovranno investire di più. 

Gli esperti dicono che i sistemi ad oggi usati per profilare, sono già talmente efficaci che non c’è bisogno di ascoltare ciò che le persone dicono.

Un punto interessante è il costo.

Tutto ciò che vediamo sembra gratuito ma dietro ci sono risorse stanziate. Per analizzare il parlato ci dovrebbero essere dei costi non indifferenti. La voce dovrebbe essere mandata in qualche data center, dovrebbe essere analizzata per capire quali sono le parole rilevanti per offrire pubblicità mirata. 

Gli algoritmi basati sui cookie, ossia quelli che valutano cosa ricerchiamo, e quelli basati sulla localizzazione costano enormemente meno e hanno un’efficacia elevatissima. 

Se il Garante dovesse cercare di capire come funziona un’app non potrebbe in quanto il software è un sistema chiuso, e il codice non è accessibile.

Per cui hanno cercato di capire cosa succedeva allo smartphone.

In un esperimento hanno preso due smartphone, uno Android e uno Apple. In una stanza insonorizzata hanno aperto le app dei principali social network facendo ascoltare in loop pubblicità radiofonica.

Nel mentre hanno analizzato se cambiava il consumo della batteria, perché un’altra cosa che costa è l’energia per far funzionare il microfono se dovesse essere sempre attivo. Hanno confrontato inoltre se i consumo dei dati aumentasse, perché per inviare il parlato serve un aumento di banda. Questo esperimento cercava di capire se dopo essere stati esposti ad una pubblicità i cellulari scambiavano qualcosa con l’esterno in termini quantitativi. Il risultato?

Non ci sono state anomalie, nessun aumento di banda né rilevante consumo di batteria. Infine, hanno aperto le app per vedere se vi era raffigurata pubblicità riguardante lo spot pubblicitario in loop. Neanche in quel caso era stato mostrato il prodotto. 

Questa è ovviamente una dimostrazione empirica però analizzando segnali esterni si può capire effettivamente l’attività dello smartphone. 

Ci si focalizza sul microfono sottovalutando la potenza della geolocalizzazione.

Se si trovano due persone durante un aperitivo, le app sanno che quei due individui sono stati vicini e la prima cosa che fanno è prendere le ultime cose ricercate da una parte per farle vedere all’altro.

Magari A ha visto poco prima una pagina dell’auto sportiva che vuole acquistare, mentre B recentemente ha comprato delle bottiglie di vino, nel dubbio l’app fa un azzardo: decide di scommettere sui discorsi che faranno i due.

Se sono assieme, probabilmente è facile che si parlino delle intenzioni di acquisto chiedendo consigli o si citi l’ultima spesa speciale fatta.

Così il sistema sceglie di far vedere i contenuti legati all’auto che A vuole comprare al suo amico e il vino di B sulle inserzioni di A, ipotizzando, tanto non gli costa nulla farlo, che ci sia una buona probabilità che incontrandoci ci siamo parlati.

Da li scatta la leggenda: oh mio dio gli ho appena raccontato di quell’etichetta e il mio amico se l’è trovata sul suo schermo. 

Questo è profilazione di livello 1, basata solo sulla geolocalizzazione.

Pensate a tutti i vari segnali e di come possano essere intrecciati fra di loro e sulle scommesse che può fare il machine learning. Il tutto senza comprendere l’audio dai nostri microfoni.

Quando si ha tra le mani un martello, ogni cosa che si vede assomiglia a un chiodo.

Quando si dispone di un grande potere ogni cosa assomiglia a un invito ad usarlo.

Questa è la mentalità alla base del pensiero che i microfoni siano sempre attivi per spiarci.

Questa volta però il potere sembra meno efficace rispetto ad altri sistemi già ampiamente usati.