Benvenuti nella giungla
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Se all’inizio su Facebook vi si trovavano adolescenti e universitari, con il passare del tempo questi hanno prediletto altri canali di comunicazione. Relegando a Facebook iscrizioni di altri target. Se interrogate un ragazzo sotto ai 20 anni risponderà che non vuole essere presente in un social in cui sono presenti gattini e buongiornissimo (risposta per non citare il quantitativo immane di fake news, di commenti poco edificanti). Probabilmente non vi sarà nemmeno presente in quel social. Instagram, Snapchat e TikTok sono il loro (e nostro) mondo. 

TikTok tra le nuove piattaforme è quella più usata dai giovanissimi (medie e perfino elementari). 

I genitori non hanno idea di cosa sia questa app. Creatura della mente di Zhang Yiming, di proprietà cinese (ecco come mai l’amministrazione Trump la odiava così tanto). 

Non serve essere registrati per dare una sbirciatina all’interno di TikTok. Basta entrare sul suo sito e subito si viene immersi in un mondo di video divertenti con animali domestici, persone fisicate che cercano di far ridere o ragazze che ballano balletti, spesso cercando un’apparizione a volte troppo precoce rispetto alle primavere che hanno vissuto. Entrate a dare un’occhio, così per curiosità. Un video diventa virale subito e potete notare quante views ha avuto quel contenuto. Spesso si può scaricare sul dispositivo e inoltrarlo su Whatsapp o altri social. 

L’idolo delle ragazze (statisticamente il genere femminile mette più contenuti su quest’app rispetto ai maschi) è Charlie d’Amelio. Un’adolescente che all’età di 14 anni ha consacrato la sua celebrità su questo social e adesso è arrivata a guadagnare e non poco con i suoi balletti. Tutto bello e colorato?

Basta fare ricerche per scoprire come la Federal Trade Commission abbia multato per 5,7 milioni di dollari ByteDance, la società che possiede TikTok per violazione dei diritti dei minori (non chiedeva il consenso ai genitori dei dell’età minima prevista sull’uso dell’app e permetteva di condividere i contenuti normalmente). Questa notizia non invoglia di certo i genitori a dare il consenso per l’iscrizione dei propri figli ma non è finita qui. 

All’interno della piattaforma gli utenti si sfidano nelle cosiddette challenge. Azioni, balletti, prove fisiche che permettono di mettersi in gioco. Molto spesso innocue e divertenti. Altre volte più pericolose. Le ultime notizie raccontano di come una challenge parecchio rischiosa abbia tolto la vita di una giovanissima ragazza. L’imitazione abbinata alla sfida spesso nei più piccoli non gli fa capire il pericolo di quello che stanno facendo. 

genitori devono conoscere cosa vede suo figlio nella Rete. Perché è una giungla spietata e il bambino è messo dentro quel mondo senza nessun’arma con cui difendersi. Quanti esempi negativi o immagini terribili potrebbe vedere? Un film vietato ai minori che passa per la televisione lo saltiamo se siamo con un piccolo di fianco ma nei social, su Internet quanti contenuti ben più osceni e poco educativi rispetto a quel film ci sono?

Un genitore deve conoscere quel mondo. Si può dialogare con i ragazzi preadolescenti e adolescenti ma nei più piccoli il genitore deve prestare molta attenzione ed essere vicino al figlio mentre naviga. 

“Mia figlia usa il cellulare meglio che me, sa” non è una scusa. Un conto sono le abilità tecniche un altro conto è come i contenuti influenzino la persona. Tutti sanno usare uno smartphone nella generazione Z, ma siamo sicuri che tutti siano in grado di riconoscere  i rischi all’interno dei social?