Fake news: pesce d’aprile eterno?
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Come di consueto il primo giorno del mese di aprile si approfitta per togliersi lo sfizio di fare gli scherzi depositati da tempo nelle nostre volontà, intanto la tradizione lo permette.

I bambini alle elementari sono soliti ritagliare sagome di pesci con la carta e attaccarli nelle cartelle dei loro compagni di classe.

Crescendo la voglia di scherzare rimane (e spesso aumenta pure) ma cambiano le modalità.

Un pesce sagomato con la carta per stampare attaccato al collega di lavoro, non possiede lo stesso spirito e di certo non suscita lo stesso entusiasmo che si aveva tra i banchi di scuola.

Anche le pagine social di persone famose, di aziende e anche i servizi di informazioni non si sottraggono a questa voglia di scherzare e propongono notizie paradossali, dichiarazioni ironiche nei loro profili.

Chiaramente notizie false al fine di far sorridere nel giorno del pesce d’aprile. Sono infatti più burle che notizie.

Ma come si sa altre notizie false non si fermano dopo il primo d’aprile.

Le homepage dei nostri social sono invase da notizie false di cui non si capisce la veridicità. Post ri-condivisi da siti come il fattoquotidaino.it, liberogiornale, la refubblica o altri siti sconosciuti spesso che finiscono in .altervista.com, .wordpress.com, .wix.com scritti da amatori che si professano giornalisti per acclamare visualizzazioni. Questi siti poco attendibili e di pseudoquotidiani vogliono solo fare clickbaiting, ossia farvi entrare sul loro sito per guadagnare con le pubblicità che visualizzate. 

Nei siti dove vengono condivise notizie su dati economici inventati, scoperte scientifiche miracolose, informazioni mediche di esperti improvvisati occorre prestare attenzione.

Notizie che suscitano una forte rabbia, speranze miracolose sono sempre da prendere con le pinze.

Jakob Nielsen, informatico Danese, afferma come gli utenti web non leggono ma si limitano a scorrere la pagina notando singole parole che saltano all’occhio.

Nielsen è arrivato a teorizzare l’F-Shaped Pattern ossia un modello di lettura delle pagine web che ricalca la forma della lettera F.

Gli utenti tendono a a seguire un percorso prestabilito di lettura: prima si legge la parte superiore del testo da sinistra verso destra, per poi proseguire alla seconda riga e percorrere un’area minore rispetto alla prima, fino ad arrivare a un movimento verticale verso il basso nel quale gli utenti si limitano a leggere la prima porzione di testo, soffermandosi solo sui dettagli che ne catturano l’attenzione.

Chi crea fake news conosce questo e spesso usa titoli sensazionalistici per catturare maggiormente l’attenzione.

Ci viene insegnato fin dai tempi delle scuole che occorre citare fonti attendibili e nonostante ciò nei social (in particolare Facebook) si leggono presunti accademici che professano articoli con notizie senza metodo, né ricerche, né statistiche che sarebbero bocciati in qualsiasi aula scolastica invece nei social hanno visibilità e ci guadagnano pure. 

La grande critica è alla mancanza di un metodo per riconoscere se l’informazione  diffusa è corretta.

Meriterà un articolo più dettagliato questo metodo, intanto come primo step se troviamo una notizia online vediamo se altre testate l’hanno data. In quel caso è molto meno probabile che sia stata inventata o che abbia sfruttato rabbia o false speranze per cercare di venire condivisa.

E prestiamo attenzione ai titoli sensazionalistici come: “avvistato nelle acque italiane il pesce scorpione. E scatta l’ALLARME”. 

Senza scomodare l’art. 656 del codice penale che punisce la pubblicazione di notizie false atte a turbare l’ordine pubblico limitiamoci a non condividere notizie false con dati inventati e di siti non affidabili.

Buona condivisione!